Avviso agli imprenditori - effetti reali (?) Jobs Act

29.04.2015 22:03

Il Jobs Act porterà “disoccupazione” … si, sto dicendo proprio disoccupazione, di breve periodo, non immediata ma disoccupazione.

Mi spiego meglio, ciò che è contenuto nel decreto a tutele crescenti è un effetto che ri-genera nei lavoratori (quelli meno virtuosi) e mantiene più a lungo viva quella sensazione che quasi tutti hanno provato in un periodo di “prova”, durante il CFL (Contratto di Formazione e Lavoro) o oggi con l’apprendistato…

Si tratta di una sensazione particolare, ci si sente un po’ “sotto esame”, messi alla prova, in osservazione, non accomodati, non certi della propria “intoccabilità”, manca quella sensazione di “immunità” a cui, alcuni, con l’art. 18 dello statuto dei lavoratori, si erano abituati.

Allora, anche solo pensare di uscire prima, di rallentare l’attività lavorativa, simulare la malattia per riposarsi "un pochino", evitare di assumersi responsabilità o rubare qualcosa in azienda diventa un pensiero difficile anche per la persona che si sente più “furba” degli altri.

Lo so, parlare in questi termini potrebbe sembrare” non popolare”, qualche amico mi ha detto: “non puoi pensare solo alla cultura del bastone o del terrore, i collaboratori devono essere motivati anche con strumenti positivi…”

Condivido, condivido appieno, lo ripeto, non stiamo parlando dei lavoratori “virtuosi”. Stiamo parlando di un 5 – 10% (troppo secondo la vostra esperienza?) che tipicamente non raffigura il miglior esempio di attaccamento all’azienda e all’attività lavorativa. Quella quota di persone che non sono interessate ad un premio di produzione, ad una crescita professionale, o ad altri elementi incentivanti. Sono persone che hanno chiaro nel loro intimo che l’attività lavorativa non solo non è una loro priorità ma è qualcosa che proprio si rifiuterebbero di fare se non avessero quell’esigenza di sostegno economico che solo l’attività lavorativa gli può assicurare con continuità.

Perchè negare l'evidenza, saranno anche delle mosche bianche così come mosche bianche sono i "talenti"... ma esistono entrambi.

I motivi che portano queste persone a questi diversi attaccamenti all'attività lavorativa possono essere i più vari e le colpe, sicuramente, certamente condivise con i datori di lavoro; ma non siamo qui per trovare giustificazioni, qui si tratta di cambiare i concetti di produttività che sino ad ora sembravano scolpiti nella pietra!

Abbiamo toccato con mano, due gruppi di lavoro omogenei ( circa 40 persone), per età (media), per anzianità lavorativa nelle specifiche attività e dipendenti da uno stesso datore di lavoro, casualmente sulla stessa città. Udite udite, è stato riscontrato un differenziale di produttività pari al 10%. E’ vero, il “campione” è stato misurato su un solo mese di sperimentazione e serviranno tempi più lunghi per una conferma ufficiale. Ma come primo risultato ha dell'incredibile!

E' evidente che se questo dovesse essere confermato porterà l'azienda a dover ragionare sul corretto dimensionamento degli organici. Questa sarà la disoccupazione di breve periodo che dovremo sopportare per migliorare le nostre produttività ed andare verso parametri più “Europei".

Non so se era questo che il Governo immaginava.

Forse pensava ad un effetto immediato su stabilizzazioni e nuove assunzioni.

Io non credo solo all’imprenditore che assume pensando a quando dovrà licenziare, è il lavoratore che diviene più produttivo!

Questa è la vera novità!

Sull’Eco di Bergamo del 28.04.15, a pagina 14, è apparsa la notizia con cui il sindacato, "sbandiera", in un cambio appalto che riguarda servizi svolti per la società Nh Hotel, l’essere riuscito ad ottenere assunzioni con le “vecchie tutele” art. 18. Qualche settimana fa, apparve una notizia che riguardava, per argomento simile, la società Novartis.

Un consiglio agli imprenditori: non rinunciate a questa normativa, anche se, lo so, ne sono sicuro, il vostro pensiero, quando state facendo delle assunzioni, non è quello dei licenziamenti; non pensiate o crediate che l’effetto di questa riforma sia limitato a quest’ultimo aspetto. Si tratta di una riforma“culturale” di approccio al mondo del lavoro che con il passare degli anni garantirà una diversa competitività alle imprese Italiane.

Anche in Università ci fu un periodo così detto del “18 politico”ma sarebbe stato sostenibile sul lungo periodo?, ora l’art. 18 (che risale alla legge del 1970) non è cancellato e ci auguriamo che mai lo sia per la difesa della dignità del lavoro che ha saputo garantire, ma non sarà più “scontato”o “dovuto” ad ogni costo.

Vi ho annoiato? mi dispiace, chiudo:

Non è una riforma perfetta, ma possiamo comunque ambire ad ottenere grandi risultati!!!

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